Il settore automotive, anche a Livorno, continua a rappresentare un presidio industriale strategico. Stabilimenti come Magna Closures a Guasticce e Pierburg mantengono centinaia di posti di lavoro e competenze specialistiche, ma oggi sono inseriti in un contesto industriale globale sempre più incerto. Serve una risposta collettiva e una visione politica chiara.
Magna: un accordo da difendere nel tempo
Con Magna, insieme alle istituzioni locali e regionali, abbiamo costruito un accordo quadro importante, che ha garantito continuità produttiva e occupazionale.
Tuttavia, Magna opera in un sistema globale e ha impianti in altri paesi a costi più bassi, come in Macedonia. Questo rende necessaria una vigilanza continua, perché gli impegni assunti siano rispettati e durino nel tempo.
Pierburg: futuro incerto, servono certezze
La situazione in Pierburg è ancora più delicata: fa parte del gruppo Rheinmetall, che ha avviato la dismissione del ramo automotive per concentrarsi sul settore della difesa.
Questo passaggio impone la massima trasparenza: è necessario sapere chi sarà il nuovo acquirente, con quali garanzie e quali prospettive produttive.
Contratti di solidarietà: il segnale di una fase difficile
Sia in Magna che in Pierburg è attualmente attivo il contratto di solidarietà, segno concreto di una fase complicata dal punto di vista industriale e occupazionale. Per questo è indispensabile che accanto al ruolo del sindacato e alle intese istituzionali, venga rafforzata la rete degli ammortizzatori sociali, per accompagnare lavoratori e aziende in questa fase di transizione e trasformazione.
Serve una strategia industriale nazionale
L’Italia non può vivere solo di turismo o logistica. Serve una politica industriale vera, che sostenga la manifattura, promuova l’innovazione e garantisca occupazione di qualità.
Bisogna investire in produzioni sostenibili, mobilità elettrica, componentistica avanzata e riconversione ecologica.
Dazi, concorrenza e instabilità globale
Le tensioni commerciali internazionali, come quelle tra USA e UE, creano ulteriore incertezza per la filiera dell’auto.
Anche se sono in corso trattative tra le parti, è evidente che serve una strategia europea forte, capace di difendere le imprese e i lavoratori, rilanciando domanda interna, investimenti pubblici e salari.
Attrarre nuovi produttori: una sfida possibile
Difendere gli insediamenti esistenti è fondamentale, ma serve anche rilanciare. Livorno può diventare un polo attrattivo se si lavora per:
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Incentivare nuovi insediamenti nel settore della mobilità sostenibile;
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Sostenere startup e imprese innovative;
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Creare sinergie tra sindacati, istituzioni, università e mondo produttivo.
Sindacato e istituzioni: collaborazione da rendere strutturale
L’esperienza dell’accordo con Magna mostra che la collaborazione tra sindacato e istituzioni può funzionare.
Ora però serve un salto di qualità: queste intese devono diventare parte di un disegno più ampio e stabile, capace di governare le trasformazioni industriali. Nessun territorio può reggere da solo: occorre un patto nazionale per il lavoro e l’industria.
Difendere il lavoro industriale non è una battaglia del passato, ma una sfida per il futuro.
Difendere il lavoro industriale significa oggi affrontare una sfida cruciale non solo per Livorno, ma per l’intero sistema Paese: garantire coesione sociale, giustizia e sovranità produttiva in un mondo attraversato da transizioni profonde. Non si tratta di resistere al cambiamento, ma di governarlo con coraggio e lungimiranza.
Il rischio concreto è che, senza una visione industriale forte e condivisa, interi territori vengano marginalizzati e professionalità altamente qualificate vadano disperse.
Ma c’è un altro nodo da affrontare con decisione:
Il potere delle multinazionali, che troppo spesso agiscono senza alcun vincolo nei confronti dei territori e dei lavoratori, prendendo decisioni che rispondono solo a logiche spesso finanziarie e non industriali.
Questa asimmetria è il frutto di leggi e accordi che negli anni hanno favorito la libertà totale di movimento del capitale, svuotando gli strumenti pubblici di indirizzo e controllo. È tempo di rivedere quelle regole, per riportare equilibrio tra interesse privato e bene collettivo.
Livorno ha le competenze, le infrastrutture e il capitale umano per diventare un laboratorio avanzato di nuova manifattura sostenibile. Ma questo potenziale può esprimersi solo se sostenuto da politiche pubbliche adeguate, da investimenti mirati e da un patto solido tra istituzioni, imprese e rappresentanza del lavoro.
La Fiom continuerà a essere un presidio di proposta e di lotta, con la consapevolezza che costruire un futuro industriale non è solo una scelta economica, ma un atto di responsabilità verso le generazioni che verranno.
Massimo Braccini – Segretario generale Fiom Cgil Livorno e Grosseto
