“QUALI PROSPETTIVE DELL’INDUSTRIA MANIFATTURIERA IN TOSCANA”. DI MASSIMO BRACCINI (FIOM-CGIL)

“QUALI PROSPETTIVE DELL’INDUSTRIA MANIFATTURIERA IN TOSCANA”. DI MASSIMO BRACCINI (FIOM-CGIL)

Quali prospettive dell’industria manifatturiera in Toscana
🖍 di Massimo Braccini, segretario generale Fiom-Cgil toscana

Per sua natura l’industria è in continua trasformazione più che rivoluzione. Vi è un necessario adeguamento dell’industria anche a livello Regionale non solo sul piano dell’innovazione e della digitalizzazione, ma anche della sostenibilità.

Siamo già ad una nuova fase di industria del futuro, la trasformazione digitale nell’era del covid ha fatto passi da gigante, ed ha messo ancora più al centro la trasformazione digitale con quella ambientale.

Vi è poi la trasformazione ecologica, che comunque si lega alla trasformazione digitale. Questa transizione inciderà in modo significativo sulla manifattura del futuro.

Tutto ciò impone scelte strategiche e investimenti mirati.
La pandemia e l’economia di guerra in cui ci troviamo, hanno fatto riflettere molte imprese sul come accorciare le filiere globali. Registriamo un rientro nei confini europei e nazionali di parti di produzioni che venivano svolte in altri continenti, ma si pone più che mai il problema della mancanza di ditte specializzate e lavoratori professionali, proprio a causa delle politiche industriali sbagliate del passato.

Riavvicinare le filiere produttive intorno alle grandi imprese non sarà una cosa semplice e richiede una visione autonoma delle prospettive industriali, sia da parte del sindacato che delle Istituzioni a tutti i livelli.

Ovviamente mancano politiche industriali nazionali, ma bisogna ragionare, ora più che mai, anche sulla prospettiva industriale della Toscana.
Nessun partito politico sembra avere proposte sulle filiere produttive su cui puntare nella nuova divisione internazionale del lavoro che si sta aprendo.

In Toscana siamo ancora in attesa di un piano industriale sulle acciaierie di Piombino, tornare a produrre acciaio deve essere visto come una scelta strategica nell’interesse del paese. Bisogna consolidare importanti settori come la nautica che, se non viene cambiato il modello di sviluppo e viene strutturata, rischiamo di avere uno sviluppo effimero.

Le due ruote hanno risentito di una impennata di ordinativi, ma a ns. avviso va ricostruita una migliore filiera produttiva. Resta invece un’incognita la prospettiva del settore automotive e di tutta l’industria regionale ad essa collegata.

Il settore delle macchine per carta, concentrato nella zona di Lucca, è di fronte ad una diminuzione complessiva degli ordinativi e vi sono movimenti che possono anche determinare cambi societari o accorpamenti industriali, tutto ciò in linea con l’andamento di sistema industriale complessivo, ma che richiede una attenzione affinché siano salvaguardati i fondamenti dei sistemi produttivi e l’occupazione. Il distretto orafo argentifero ad Arezzo risente di una importante ripresa, ma si pone il problema delle tante piccole micro imprese e di come sostenerle nella crescita, valutando anche la possibilità di consorziarle.

Vi è quindi la necessità di aprire un confronto con le Istituzioni e le associazioni delle imprese sull’industria del futuro in Toscana, provando ad andare a definire un quadro delle prospettive ed i necessari investimenti anche pubblici, ben sapendo, che non c’è futuro senza idee e non possiamo lasciar fare da sole le imprese.

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