Camusso: “Con accordo fermata la destrutturazione del contratto nazionale e definite regole per l’esercizio della democrazia”

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Negli ultimi anni la contrapposizione fra i sindacati ha prodotto la disgregazione del sistema contrattuale e delle regole della rappresentanza e della democrazia. Si è perso il diritto di voto da parte dei lavoratori. In molti casi sono state le imprese a decidere come e quando gli accordi dovevano essere considerati validi. Due sigle su tre erano considerate sufficienti a concludere accordi nazionali e aziendali, con validità erga omnes. L’ipotesi di Accordo unitario del 28 giugno ristabilisce una griglia di regole unitarie minime sulla rappresentanza e la contrattazione. L’intesa endosindacale che integra l’ipotesi di Accordo con Confindustria, riprendendo il documento unitario del 2008, prevede la necessità di coinvolgere gli iscritti e i lavoratori durante l’intero iter negoziale (piattaforme, trattative, ipotesi di accordo da convalidare). L’Intesa endosindacale prevede che si coinvolgano i lavoratori in caso di rilevanti divergenze interne alle delegazioni trattanti, come aveva proposto la CGIL con il direttivo del 15 gennaio 2011, introducendo una novità molto significativa nelle relazioni fra le OOSS italiane. L’ipotesi di Accordo siglata con Confindustria ha validità per il futuro per tutte le aziende rappresentate da Confindustria e non influisce sui contenziosi in corso relativi ad accordi precedentemente sottoscritti in forma separata. L’ipotesi di Accordo impedisce che si verifichino ulteriori casi di accordi aziendali separati che modifichino i CCNL. La misurazione della rappresentanza sindacale nel settore privato rappresenta una innovazione che cambierà in profondità i comportamenti delle parti sociali e il modo in cui si esercitano i diritti sindacali e di contrattazione. Le OOSS nazionali, le RSU e persino le RSA eserciteranno le loro funzioni e il loro potere sulla base del loro peso effettivo in termini di numero di iscritti e di voti ricevuti. L’affiliazione al sindacato non sarà più un fatto separato dalla sua capacità di raggiungere risultati contrattuali significativi. Il riconoscimento del peso e del potere sindacale non è più conferito pariteticamente per convenzione fra le parti. Saranno gli iscritti e i voti dei lavoratori a stabilire il peso sindacale e contrattuale di ciascuna organizzazione. Alla pariteticità per accordo endosindacale e al conflitto permanente degli ultimi anni si sostituisce una leale competizione nella capacità di rappresentare sindacalmente i bisogni del lavoro basata sul consenso certificato degli iscritti e dei lavoratori. La validità dei contratti erga omnes è data solo quando l’accordo è sottoscritto da una maggioranza pesata dei soggetti sindacali rappresentanti dei lavoratori. Non esiste il diritto di veto di una sigla sindacale, non è possibile validare un’intesa da parte di una maggioranza di sigle. CGIL, CISL e UIL condividono la necessità di coinvolgere gli iscritti e i lavoratori durante l’intero iter di validazione degli accordi. L’ipotesi di Accordo del 28 giugno 2011 cancella l’ipotesi dei due livelli contrattuali fra loro alternativi. Il CCNL è di nuovo al centro. Si ristabilisce di nuovo una gerarchia in cui il CCNL è strumento di regolazione generale dei diritti e delle condizioni per tutti i lavoratori ed è il luogo in cui si orienta la contrattazione di secondo livello alle necessità del settore, dell’azienda e del lavoro. Fatto salvo che i contratti aziendali firmati dalle RSA a maggioranza dovranno, se richiesto da una organizzazione o da una parte dei lavoratori, essere sottoposti a un voto generale dei lavoratori per essere considerati validi, per gli accordi firmati dalle RSU a maggioranza, saranno le categorie a dover stabilire, ai sensi dell’Intesa raggiunta fra CGIL, CISL e UIL, le forme del coinvolgimento dei lavoratori per la loro validazione. Eventuali clausole di tregua sindacale a livello aziendale hanno effetto vincolante esclusivamente per le organizzazioni firmatarie dell’ipotesi di Accordo del 28 giugno e non riguardano i diritti in capo ai singoli lavoratori. L’ipotesi di Accordo rinuncia alla pratica delle deroghe e introduce un criterio di articolazione della contrattazione aziendale per aderire alle esigenze dei diversi contesti produttivi. I prossimi CCNL potranno prevedere materie e procedure per la contrattazione da demandare alla contrattazione di secondo livello entro i limiti definiti dal contratto nazionale stesso. In attesa dei rinnovi dei CCNL le rappresentanze sindacali in azienda potranno, in situazioni di crisi o in presenza di investimenti significativi, d’intesa con le segreterie territoriali dei sindacati di categoria, definire accordi modificativi dei CCNL in materia di prestazione lavorativa, orari e organizzazione del lavoro. In questa situazione transitoria non sono sufficienti le regole di validazione del contratto a maggioranza delle RSU. Se non c’è intesa tra le RSU e le OOSS territoriali di categoria l’accordo modificativo transitorio non può essere concluso. Il Direttivo della CGIL esprimerà il proprio giudizio sull’Accordo e deciderà le modalità dellaconsultazione.

A chiusura della riunione dei Segretari Generali della CGIL, tenuta oggi, per discutere dell’ipotesi di accordo su contratti e rappresentanza, siglato nella serata di ieri con CISL, UIL e Confindustria, è il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, a prendere la parola. Lo fa ricordando che anche in un fase così complessa di confronto, il sindacato non ha spostato la sua attenzione da quello che succede nel paese, avvertendo dei gravi effetti che la manovra economica, annunciata dal governo, potrebbe avere. “Siamo molto preoccupati – ha affermato Camusso – dell’impatto che può causare sul paese una manovra dal carattere ancora recessivo”, i cui effetti, ha spiegato “potrebbero generare un duplice impatto: rendere difficile la ripresa delle attività e dell’occupazione e generare una bassa crescita che porterebbe ad un continuo inseguimento del debito”Di fronte agli annunci del Ministro Tremonti la CGIL, per voce di Susanna Camusso, rafforza le sue preoccupazioni circa il probabile spostamento del peso del risanamento su assistenza e fisco, senza però modificarne “la logica del prelievo”. Sulla base di questo giudizio, Camusso ha confermato le assemblee e le mobilitazioni annunciate, per poi introdurre il tema al centro della giornata: l’intesa su contratti e rappresentanza. Nello spiegare le ragioni che hanno portato la CGIL a siglare l’accordo, Camusso ha voluto sottolineare che, sul piano delle relazioni tra CGIL, CISL e UIL, “si era in assenza di qualunque regola”, una condizione che non permetteva, alle organizzazioni sindacali, di portare avanti, unitariamente, discussioni sulle piattaforme, sugli accordi e verificare con i lavoratori l’esito delle eventuali contrattazioni. Tutto ciò, ha proseguito la dirigente sindacale, “a causa degli strappi verificati con l’accordo separato del 2009” che “prevedeva la possibilità di rapporto con i lavoratori solo in presenza di un’opinione comune tra le organizzazioni sindacali”, mentre, con l’accordo raggiunto ieri, sarà possibile consultare i lavoratori “anche a fronte di opinioni diverse tra i sindacati”. Un metodo di democrazia che dovrà essere declinato “nei regolamenti delle singole categorie”. Secondo Camusso l’unico modo per ricostruire un percorso comune, superando le distanze accumulate nel tempo con CISL e UIL, è quello di “ripartire dalle regole e dal rapporto tra le organizzazioni e i lavoratori”. “Se qualcuno ci chiedesse – ha proseguito Camusso – qual è il modello migliore, probabilmente ne avremmo pensato un altro”, ma adesso “siamo nelle condizioni di poter dire che abbiamo delle regole che ci permettono di esercitare la democrazia nel rapporto con i lavoratori”. Questa è la prima ragione, spiega la leader della CGIL che “smentisce tutti coloro che in queste ore stanno dicendo che nell’accordo non c’è democrazia e consultazione, né rapporto con i lavoratori”. Adesso, ha proseguito Camusso, “chiederemo a CISL e UIL di consultare con il voto i lavoratori sull’ipotesi di accordo raggiunta ieri sera” sulla rappresentanza e la contrattazione. “Ad oggi non abbiamo certezza sulla loro risposta”, ha avvertito la dirigente sindacale, “se non ci fosse la loro disponibilità” per una consultazione unitaria “applicheremo le nostre regole che prevedono la consultazione dei nostri iscritti”, secondo i modi che, eventualmente, deciderà il Direttivo della Confederazione, già convocato per l’11 e il 12 luglio. Ulteriore elemento di soddisfazione per il Segretario Generale della CGIL, pur consapevole di non essere di fronte ad un nuovo modello contrattuale complessivo, è la battuta d’arresto che che si è data al processo di destrutturazione del valore del ‘contratto nazionale’, ristabilendo con chiarezza la “gerarchia delle fonti”, ossia: “è il contratto nazionale a determinare cosa può succedere negli altri livelli di contrattazione”. Con queste ragioni la leader della CGIL smentisce chi continua ad affermare che la FIAT trarrà benefici da questo accordo, “perché la fonte diviene il CCNL che la FIAT ha chiesto invece di cancellare”. Inoltre, viene introdotto dall’accordo raggiunto, il principio che la rappresentanza nel settore privato sarà determinata, come già accade nel pubblico impiego, dalla certificazione degli iscritti e dal voto delle RSU, “ora bisognerà passare, in tempi brevi, alla fase applicativa” ha affermato Camusso. Un accordo, ha sottolinea la leader della CGIL, che trova una soluzione anche “rispetto a quei luoghi dove non ci sono RSU”, ma che è chiaramente finalizzato alla loro implementazione, perché “sono proprio le RSU che danno la misura della rappresentanza insieme agli iscritti”. “Tutto l’accordo – ha concluso Camusso – è costruito sul fatto che c’è una relazione tra rappresentanza e voto, e non esclusivamente una relazione tra rappresentanza e organizzazioni sindacali”.

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