Sono state firmate ieri le conciliazioni per i 22 lavoratori dell’Elettra, che dal primo gennaio saranno in mobilità dopo la decisione di chiudere la centrale di Piombino. Procedure che sono avvenute in un clima molto teso. Elettra ha rifiutato la richiesta dei sindacati, che volevano dar vita a un’assemblea permanente perciò Fabrizio Musto, Stefano Santini per Filctem Cgil e Massimo martini Uiltec non hanno accettato di lasciare la zona dando vita a un presidio. Musto “Il futuro del territorio passa attraverso lo sviluppo e la buona occupazione. Aspettiamo atti concreti per restituire dignità e lavoro ai lavoratori di Elettra”. Solidarietà e impegno da parte delle istuzioni: “Isieme all’unità di crisi della Regione Toscana presieduta da Gianfranco Simoncini ci faremo carico della situazione dei lavoratori Elettra. Faremo di tutto per costruire, insieme ai sindacati, le condizioni per trovare nuove opportunità lavorative ai dipendenti di quest’azienda” hanno rassicurato il sindaco di Piombino Giuliani ed il Vice sindaco Ferrini.
Ma ripercorriamo la pesante giornata con il racconto di Stefano Santini per la segreteria Filctem Cgil: “Ieri ci siamo presentati ai cancelli di Aferpi per entrare e raggiungere la centrale Elettra dove dovevamo firmare le conciliazioni del benservito che l’azienda dava ai lavoratori. Hanno fatto entrare noi tre sindacalisti e i lavoratori a gruppi di cinque, prelevati dal servizio di sicurezza, con il loro furgoncino. Appena arrivati negli uffici della centrale Elettra abbiamo chiesto che a fine, dopo la firma delle conciliazioni, ci concedessero la possibilità di fare un’assemblea con tutti i lavoratori, per parlare con loro in questo momento drammatico che stavano vivendo” e prosegue “I lavoratori erano tesi, come non esserlo con quella lettera di licenziamento in mano, e nella tensione c’è ancora più bisogno di parlare tutti insieme, accettare lo sfogo, pianificare le nostre strategie per cercare una soluzione possibile per un veloce reimpiego. Ma l’amministratore delegato ci rifiuta l’assemblea. La rabbia dei lavoratori sale, hanno i badge in mano da restituire, alcuni del servizio di reperibilità hanno la scatola del cellulare aziendale in mano da consegnare. “Ci fanno entrare pochi alla volta, come fossimo banditi, e ci rifiutano l’assemblea, pure nell’espulsione ci dovrebbe essere un’etica … non così!”. Proseguiamo la procedura della conciliazione, la firma del datore di lavoro, del conciliatore e del lavoratore. Il primo, il secondo e così via. Arriva il turno di Gxxxxx, ha la penna in mano per firmare, mi guarda, gli metto una mano sulla spalla, ecco che firma, no, posa la penna si alza ed esce dalla stanza … ritorna e puntando negli occhi l’amministratore delegato: “Perché ci trattate in questo modo, perché fino a qui con la vigilanza a gruppi di cinque, perché?”…. Si calma, firma. Proseguiamo con il resto dei lavoratori le firme della conciliazione. L’amministratore delegato ad un certo punto ci ferma: “Mi giunge notizia che vorreste occupare l’azienda, allora da gruppi di cinque si passa a gruppi di due, due firmano, li facciamo portare fuori e portiamo altri due… o così o fermiamo le conciliazioni così i lavoratori perdono la mobilità…”.
Andiamo avanti a gruppi di due. Fino alla fine, quando rimaniamo solo noi tre sindacalisti, i lavoratori sono in presidio fuori da Aferpi” così affermiamo “Caro amministratore delegato, noi rimaniamo in presidio, dobbiamo parlare fra di noi…”. Fabrzio Musto della Filctem CGIL, Massimo Martini della Uiltec ed io camminiamo nel corridoio e l’amministratore delegato dietro a farci foto con il suo cellulare, ci sfida, ma noi non ci caschiamo. Ma ecco, non siamo rimasti soli, c’è un lavoratore, Gxxxxx che è salito sulla ciminiera e non vuole scendere o forse peggio …Ci parliamo, gli diciamo di scendere, si troverà una soluzione, dopo una mezz’ora ci promette che scenderà. Ritorniamo dentro e troviamo l’amministratore delegato che ci accusa: “Lo avete fatto salire voi, è una messinscena, siete bravi a fare queste cose, voi!”. Chiaramente ci istiga a reagire per poi montare un caso, è dura non reagire, ma non cediamo. Lo lasciamo solo, andiamo da Gxxxxx, è sceso, lo abbracciamo e lo ritroviamo fuori al presidio insieme a tutti i lavoratori, nell’ultima riunione che facciamo, noi tre sindacalisti insieme al sindaco e il vicesindaco di Piombino. Le istituzioni locali hanno preso degli impegni, a loro si sono aggiunte quelle regionali. Noi con i lavoratori non molliamo!”