Crescita prevista dell’1% dopo anni di “zero virgola”, mercato del lavoro a più
velocità a seconda del territorio, boom della precarietà dopo la fine degli incentivi:
questo dice il terzo rapporto Ires sull’economia toscana 2017. Francese (Ires): “C’è un
lento, disomogeneo miglioramento”. Angelini (Segretaria generale Cgil Toscana):
“Avanza la precarizzazione, temiamo boom nuovi voucher”. Lami (Cgil Toscana):
“Rischio sociale sugli ammortizzatori”
Firenze, 4 agosto 2017 – Crescita prevista dell’1% dopo anni di “zero virgola” (grazie
all’export), mercato del lavoro a più velocità a seconda del territorio, boom della precarietà
dopo la fine degli incentivi: questo dice il terzo rapporto Ires sull’economia toscana 2017,
con lo speciale dedicato alle province (studiati parametri quali import/export, consumi e
reddito, avviamenti al lavoro, cassa integrazione, credito), presentato stamani presso la sede
di Cgil Toscana a Firenze. Le parole di Dalida Angelini (segretaria generale Cgil Toscana):
“Questo focus, così come qualche giorno fa i dati Istat, conferma che la ripresa
occupazionale è fondata sulla precarizzazione dei nuovi rapporti di lavoro. Inoltre, con
l’estate lo strumento appena istituito dei nuovi voucher potrebbe avere un vero e proprio
boom, spinto dall’uso massiccio che si prevede nel turismo, su tipologie di azienda – quella
turistica: in genere con pochi dipendenti, dal piccolo albergo al bar o al ristorante –
tagliata proprio a pennello. E’ urgente mettere al centro il tema della qualità e della
stabilità dell’occupazione. La Toscana continua ad andare a diverse velocità, la ripresa è
lenta e non riesce a sanare le ferite di anni di crisi non ancora finita. Tante imprese e tanti
lavoratori restano in difficoltà e necessitano di sostegni: per questo abbiamo in programma
di organizzare un momento di confronto coi parlamentari toscani a settembre per un
rafforzamento degli ammortizzatori sociali. Così come è fondamentale che la Regione
intensifichi il livello di confronto coi sindacati, attraverso una vera concertazione, su
partite decisive per le tasche e le condizioni dei toscani: turismo, commercio, sanità, oltre
alle questioni industriali ovviamente. Abbiamo letto che il ministro Padoan vuole investire
su giovani e lavoro, in occupazione permanente: i giovani hanno bisogno di futuro e
certezze, ma il JobsAct va in direzione opposta. Una proposta per far ripartire il Paese noi
l’abbiamo presentata da tempo: diventi legge la Carta dei diritti universali del Lavoro”.
Aggiunge Mirko Lami (segreteria Cgil Toscana, delega al Mercato del lavoro): “I dati del
Focus Economia della Toscana ci indicano che siamo in una fase stagnante, anche i numeri
relativi al calo della disoccupazione sono con percentuali basse. Forse vedremo delle
percentuali più alte nei prossimi mesi quando usciranno i dati relativi alla stagione estiva
con i lavori stagionali. Si nota un calo delle sofferenze bancarie ma credo che sia dovuto
alla chiusura di diverse aziende. C’è un aumento della Cig a macchia di leopardo e in
alcune zone un calo repentino dovuto al fatto che stanno esaurendosi gli ammortizzatori
sociali: ciò aprirà un enorme problema sociale per quei lavoratori che hanno perso un
lavoro onesto e che negli anni non hanno visto nessuna ripresa ma addirittura la chiusura
dell’azienda. Dove ci sarebbero strumenti di aiuto come nelle aree di crisi complessa, l’Inps
ferma per verifica le risorse (30 milioni) destinate a chi ha finito pure la Naspi e che
porterebbero circa 500 euro al mese per 12 mesi se si riattivasse anche lo strumento della
mobilità in deroga. Infine: ‘l’innovazione’ porta a licenziamenti di lavoratori tramite Whats
App come al ‘Porca Vacca’ di Livorno. Non è questa l’innovazione di cui parliamo noi”.
LA RELAZIONE DI GIANFRANCO FRANCESE (PRESIDENTE IRES TOSCANA)
Le stime di luglio 2017, elaborate sul modello econometrico di Prometeia, segnano un
miglioramento delle previsioni per il 2017 coerente con il costante ritocco in positivo dei
principali indicatori congiunturali che ha caratterizzato questo primo scorcio dell’anno.
Questo costante recupero degli ultimi mesi, favorito da un contesto ancora caratterizzato
da bassa inflazione e bassi tassi di interesse, porta a prevedere una crescita per il 2017
finalmente dell’1% rispetto agli “zero virgola” degli ultimi anni. Gran parte del merito di
questo risultato è ascrivibile, in continuità e coerenza con quanto evidenziato nel
precedente focus, alle ottime performance dell’export toscano. Una dinamica quella
dell’esportazioni che mostra un segno positivo pressoché generalizzato rispetto ai comparti
produttivi sia in ottica retrospettiva, che in ottica previsionale. Se si guarda infatti
l’andamento dell’export di questo scorcio del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016,
siamo in grado di fotografare un saldo fortemente positivo del 9,7%. Un dato estremamente
importante a cui contribuiscono con diversa intensità tutti i comparti manifatturieri della
regione, dalla Meccanica con un complessivo 1,7 %, alla Moda (tessile, abbigliamento,
calzaturiero) + 8,6 %, fino agli exploit di agricoltura + 11 %, Industria estrattiva + 36,1 e
Altra Industria + 19,9 %. In termini prognostici si prevede una crescita ulteriore delle
esportazioni nel 2017 pari al 4,1 %.
La perdurante qualità del lavoro toscano si conferma, quindi, come la base più solida su
cui costruire realistiche ipotesi di crescita e superamento della crisi in toscana. Una crisi
che, anche in presenza di una tenuta dei consumi interni rispetto al 2016 (+1,1 %) e ad un
analogo leggero miglioramento degli investimenti, continua ad incidere nella carne viva dei
cittadini e delle cittadine toscane dettandone atteggiamenti estremamente cauti nella
propensione al consumo, rispetto a un quadro generale dell’ultimo decennio in cui il potere
d’acquisto dei redditi di lavoro e da pensione ha subito una forte erosione. In uno scenario
ancora fortemente instabile il previsto, parziale, recupero di potere d’acquisto nel 2017 non
si riverserà immediatamente e automaticamente sui consumi andando, altresì, a rafforzare
la propensione al risparmio delle famiglie. L’auspicio è che il miglioramento generalizzato
di alcuni fondamentali indicatori economici congiunturali favorisca una nuova ondata di
investimenti privati ben orientati, in assenza dei quali la Toscana rischia di continuare ad
essere una regione a più velocità con profondi squilibri e diseguaglianze in termini di
crescita e sviluppo.
Una situazione profondamente differenziata anche per quello che riguarda il finanziamento
dal sistema del credito all’economia, sia rispetto al sistema delle imprese che rispetto
all’incidenza delle sofferenze in rapporto agli impieghi. Il dato che emerge, infatti, oltre
alla crisi territoriale conclamata di alcuni storici istituti bancari sembra ricalcare il
dinamismo dei territori. In alcuni casi una domanda di credito connessa ai segni di ripresa
trainata dalle esportazioni e dai grandi player industriali, ed in altri casi la stagnazione o
una forte riduzione del finanziamento all’economia. Analoga è la situazione riferita alla
percentuale dai crediti in sofferenza rispetto agli impieghi. Una crescita che si consolidasse
intorno all’1 %, decimale più decimale meno, non potrebbe determinare la svolta positiva
verso il superamento della crisi. Appare ben difficile, infatti, che l’attuale intensità di
crescita sia in grado di risollevare le condizioni del mercato del lavoro favorendo il
recupero dei livelli di disoccupazione pre-crisi. In Toscana si evidenzia un differenziale
ancora molto significativo (8,2 % la stima per il 2017 rispetto al 4,4 % registrato nel 2007).
Il mercato del lavoro toscano mostra una tendenza coerente con quelle registrate negli
ultimi Focus e che, riferite al primo semestre 2017 sullo stesso periodo del 2016, segnano
un forte aumento delle assunzioni per lavoro dipendente (+20,6 % pari a 33.300 posizioni).
Un aumento che è però nettamente segnato dall’esplosione dei contratti a tempo
determinato (+28,4%) come conseguenza della fine degli incentivi per le assunzioni a
tempo indeterminato. Un raffronto impietoso mostra come nel 2017, all’opposto del biennio
2015/2016, i quattro quinti delle assunzioni di lavoratori dipendenti siano con contratto a
termine. Il contratto a termine è tornato ad essere quindi la forma contrattuale prevalente e
nella prima parte del 2017 crescono anche gli apprendisti (+23,8 %), mentre il contratto a
tempo indeterminato cala ancora dal 22,9 % al 18,1 %. Viceversa il contratto a termine
sulle assunzioni totali passa dal 59,7 % al 64,4 % con un notevole incremento della
condizione di precarietà delle persone. Una condizione alimentata anche dal venir meno di
qualsiasi vincolo al numero di proroghe dei contratti e dall’obbligo di specificare la
motivazione (causale) del rapporto. Coerentemente al quadro descritto aumentano le
cessazioni (+16,6 %) a fronte dello stesso periodo dello scorso anno che aveva registrato
invece una diminuzione. Si tratta soprattutto di rapporti a termine a testimonianza anche
dell’elevato turn-over che contraddistingue queste tipologie contrattuali. Si registra un
saldo comunque positivo tra assunzioni e cessazioni pur se determinato, come detto,
dall’esplosione dei contratti a termine. Se si guarda, infatti, allo spaccato del tempo
indeterminato il saldo è negativo (- 4.792 a maggio 2016, – 7.313 a maggio 2017). Si è,
inoltre, quasi dimezzato il numero di contratti a termine trasformati a tempo indeterminato
rispetto al periodo 2015/2016 (da 12.972 a 6.943). Il dato della Cassa Integrazione si
mostra, invece, in continuità con il precedente Focus, un andamento positivo nel senso di
una sostanziale diminuzione delle ore utilizzate rispetto allo stesso periodo del 2016 (-41 %
pari a 8,6 milioni di ore in meno) benché di poco inferiore al dato nazionale (-44 %). E’ un
dato questo, delle diverse forme della Cassa Integrazione, che riguarda tutti i comparti
industriali ma in misura diversa i territori della Toscana. Proprio questo elemento di
differenziazione richiede una lettura non semplicistica e tantomeno scontata se messo al
confronto con il dato dei percettori di prestazioni di sostegno al reddito che in Toscana
segna un incremento del 15,7 % in ragione d’anno tra giugno 2016 e giugno 2017.
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Ufficio
FOCUS TOSCANA
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