Ipotesi proroga Opzione Donna: il commento dell’SLC Cgil di Livorno

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RIESAME DELLA RIFORMA FORNERO e Opzione Donna: IPOTESI proroga della pensione a 57 anni.

•Venerdì, 07 Agosto 2015 22:20
•Scritto da Eleonora Accorsi su “Pensioni Oggi” – Sito dedicato alla Previdenza in Italia                                                                                             
Trovato un accordo a livello politico per estendere il regime sperimentale sino al 31 dicembre 2015 aggirando le restrizioni imposte dall’Inps.
Via libera alla proroga dell’opzione donna a tutto il 2015. Durante l’incontro nell’ufficio di Presidenza della Commissione Lavoro con Inps e i Ministeri Lavoro ed Economia è stato oggi raggiunto un accordo che sancirà un allungamento, in sostanza, di un anno del regime sperimentale previsto dalla legge Maroni nel 2004.
Si tratta di una vicenda che riguarda moltissime lavoratrici in tutta Italia: tutte quelle cioè che, accettando per intero il calcolo contributivo, hanno maturato o matureranno il diritto ad andare in pensione entro la fine del 2015 avendo raggiunto i 57 anni di età (58 per le lavoratrici autonome) e i 35 di versamenti contributivi.
Il regime, com’è noto, scade il 31 dicembre di quest’anno ma l’Inps ha interpretato questo termine come data di decorrenza della pensione e non di maturazione dei requisiti come invece lascia intendere la legge istitutiva (articolo 1, comma 9 della legge 243/04).
Con l’accordo raggiunto le lavoratrici potranno invece continuare a fruire dell’opzione donna sino alla fine di quest’anno a prescindere dalla decorrenza della pensione.
Basterà aver raggiunto entro il 31 dicembre 2015 i 57 anni di età (58 anni le autonome) e 35 di contributi. Piu’ i 3 mesi di speranza di vita a meno che la proposta di modifica non ne escluda espressamente l’applicazione (si veda la grafica per i cambiamenti).
“Un risultato ottenuto anche grazie alla maratona bipartisan che aveva visto per diversi giorni i parlamentari della Commissione Lavoro della Camera, sia quelli di maggioranza che quelli di opposizione, intervenire in Aula, alla fine di ogni seduta, per sollecitare il Governo a risolvere questa delicata questione” sostiene Davide Baruffi (Pd) al termine dei lavori parlamentari.
I prossimi passi                                                                                                                                                                                                                     
Per garantire ora che quanto ottenuto non venga vanificato da ulteriori ritardi, la Commissione Lavoro di Montecitorio si riunirà il 9 settembre in sede legislativa per approvare una legge ad hoc che traduca l’accordo raggiunto a livello politico. Non sarà cioè necessario passare per l’aula per approvare il provvedimento ma sarà sufficiente il voto della Commissione Lavoro.
Quindi il provvedimento dovrà essere approvato dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama per diventare legge entro metà ottobre, prima della calendarizzazione dell’esame della legge di stabilità.
Ad anticipare un accordo sulla questione era stato questa settimana anche il Presidente dell’Inps, Tito Boeri che aveva espresso parere favorevole ad una revisione delle circolari. Secondo il Presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, che da anni contesta la restrizione, i fondi messi a disposizione dalla legge 243/04 sono piu’ che sufficienti a garantire l’accoglimento delle richieste delle lavoratrici:
nel consuntivo sulla spesa al 31 dicembre 2014 dei 1,684 miliardi in dotazione alla misura sono stati spesi solo 707 milioni.

Dalla stampa degli ultimi giorni, si ricava inoltre che:

La manovra 2016 potrà riservare diverse sorprese.
Una su tutte riguarda le pensioni: Palazzo Chigi vorrebbe introdurre con la legge di stabilità maggiore flessibilità in uscita ma con un’operazione che non impatti troppo sui conti pubblici. Tra le varie opzioni del governo ce n’è una che viene ritenuta la più probabile da parte degli economisti e dei giuslavoristi. Si tratterebbe di un mix tra assegno ridotto e prestito pensionistico per consentire il pensionamento a partire dal sessantaduesimo anno di età anagrafica. Ma come ricorda il Sole24ore la soglia di accesso ai pensionamenti ridotti alla fine potrebbe essere collocata a quota 63 anni di età. La riduzione del trattamento sarebbe sempre più alta per ogni anno di anticipo in più partendo da un “taglio” del 3% ma il lavoratore avrebbe la possibilità di integrare il trattamento utilizzando il “prestito”.

L’effetto immediato sarebbe: l’assegno viene ridotto per chi lo incassa prima con un taglio di circa il 3% per ogni anno di mancata contribuzione. Ma attenzione, il mix assegno ridotto-prestito non escluderebbe a priori l’adozione anche del reddito minimo garantito tarato sugli over 55 con un ammortizzatore in scadenza, previsto sempre dal pacchetto Boeri.
Molto dipenderà dalle risorse disponibili. Il quadro sarà definitivo a settembre.
Il piano dovrebbe scaturire da una precisa proposta del Governo che comunque terrà conto dei progetti già presentati (anche di natura parlamentare), a partire da quello del presidente dell’Inps. E che potrebbe anche prevedere un contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, magari sopra i 3mila-3.500 euro netti al mese. Il costo dell’intervento è di circa 400-500 milioni l’anno.
Considerando anche il finanziamento della cassa che si determinerà sulla maggiore spesa (ma solo nel breve periodo) collegata alla flessibilità in uscita delle pensioni, le risorse che potrebbe utilizzare complessivamente il Governo per gli interventi di tipo previdenziale potrebbero aggirarsi tra gli 1,3 e gli 1,7 miliardi a seconda delle opzioni scelte.

NOTA BENE:

1) Le questioni, come è precisato nel primo articolo riportato, pubblicato il 07 agosto scorso e diffuso anche sui quotidiani, restano da definire formalmente da parte del Governo, in quanto nel frattempo si sono rinnovate e moltiplicate le dichiarazioni di fonti governative circa la determinazione di mettere mano complessivamente ad una flessibilità in uscita per i pensionamenti, da collegarsi alla Legge di Stabilità 2016, ovvero entro i prossimi due mesi.

La domanda da porsi oggi è: ci potranno essere penalizzazioni differenziate tra uomini e donne ?? Non dovranno armonizzarsi i trattamenti possibili in un’unica manovra di aggiustamento della pessima riforma Fornero ???

2) NON va dimenticato infatti che, allo stato attuale, l’ “Opzione Donna”, prevede una penalizzazione importante sul rateo di pensione, che arriva anche a circa il 30% in meno. Mentre le ipotesi che si fanno per tutti indicano una penalizzazione di circa il 3% per ogni anno di “anticipo”…

Questa discrasia dovrebbe trovare una soluzione equa che , a oggi, non viene indicata da nessuno.

Livorno, 24 agosto 2015.

A cura della Segreteria
SLC CGIL Provincia di Livorno

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