Referendum Costituzionale: Cgil, è una questione di merito. Non di titoli. È una questione di coerenza. Di sistema

Non ti lasciamo
Da CGIL NAZIONALE
La Cgil lo ha scritto nelle tesi congressuali del 2014 (ma anche in quelle del 2006), e in un documento approvato dal direttivo nazionale nel 2013 (e perfino in uno del 2001) che era favorevole al superamento del bicameralismo paritario e alla trasformazione del Senato in una Camera rappresentativa di Regioni e Autonomie locali, che la riforma del Titolo V, operata nel 2001, andava rivista perché alcune materie (non tutte) affidate alla legislazione concorrente sarebbe stato meglio fossero di competenza statale. Lo ha scritto nel 2013 e nel 2014 che auspicava una riforma dell’istituto referendario e un allargamento degli strumenti di partecipazione dei cittadini, e che riteneva necessaria l’istituzione delle Città Metropolitane e una riforma degli enti locali finalizzata a creare un sistema integrato dei livelli istituzionale in cui fossero chiari e definiti i ruoli di Regioni, enti di area vasta e comuni.

La Cgil ha discusso, votato e approvato i documenti citati, frutto di un’elaborazione di merito sviluppatasi nel corso degli anni. E a partire dalle posizioni espresse in questi documenti, la nostra organizzazione ha affrontato fin dal primo giorno il dibattito sulla riforma costituzionale, oggi oggetto di referendum confermativo, stando al solo merito delle proposte avanzate, senza alcun interesse e attenzione per le personalizzazioni in corso.

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