Tagli ai Patronati: Lettera al Presidente della Repubblica

incaIllustrissimo Signor Presidente, ci permettiamo di interpellarLa per sottoporre alla Sua attenzione l’enorme danno che deriverebbe da quanto previsto dall’articolo 26 comma 10 della Legge di stabilità. Quanto prospettato danneggia in maniera irreparabile l’attività di tutela svolta dai patronati, attività che Lei stesso ha dimostrato di apprezzare concedendo l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica all’evento di celebrazione del decennale della legge n.152/2001, che regola il nostro lavoro. Cento anni di impegno solidale in Italia e all’estero rischiano di essere azzerati in un attimo. Così inizia la lettera che i Presidenti del Cepa (Acli, Inas, Inca, Ital), del Cipas (Enas, Encal, Epas, Inpal, Sias), del Copas (Acai, Claai, Enac, Fenalca, Labor, Senas), hanno inviato al Presidente Napolitano”.

“Ci preme segnalarLe – prosegue la lettera – che il sistema patronati con la sua azione, in questi anni, ha contribuito significativamente alla politica di razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse pubbliche, dal momento che – con l’ampliamento delle attività attribuite dal legislatore – ha permesso per lo Stato un risparmio annuo di oltre 657 milioni di euro, cioè di 564 milioni di euro per l’Inps, 63 milioni di euro per l’Inail e 30,7 milioni di euro per il Ministero degli Interni”.

“Questa norma – si legge nel documento – avrà un forte impatto sulle finanze pubbliche – in quanto i suddetti risparmi non saranno più garantiti – e sui cittadini, in termini di capacità di accesso alle prestazioni. Emergerà quindi la necessità di rivolgersi ad intermediari a pagamento, dal momento che lo Stato non potrà più garantire la gratuità dell’assistenza e della tutela, che ha affidato da quasi 100 anni ai patronati. Il rischio di gravare anche economicamente sulla parte più debole della popolazione, – proseguono i Presidenti del Cepa, Cipas e Copas – così provata dalla crisi, porterà alla creazione di uno Stato sociale per censo, in cui chi avrà le possibilità economiche per far valere i propri diritti si troverà in vantaggio rispetto a chi non le ha. Inevitabilmente assisteremo ad un acuirsi delle tensioni sociali per le quali Lei, più volte, ha dimostrato preoccupazione. Noi – e con noi tutti coloro che non hanno un approccio ideologico su questo tema – sappiamo che in questi anni abbiamo svolto un ruolo fondamentale sotto molteplici punti di vista, in favore della qualità della vita sociale dei cittadini….”.

 

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