Sanità toscana: cosa non funziona e cosa si dovrebbe fare

sanitàLe vicende in alcuni Pronto Soccorso toscani di queste ultime settimane hanno messo a nudo tutte le difficoltà del Sistema Sanitario Regionale. Un sistema, tra i primi del nostro Paese, che conosceva caratteristiche positive, ma che ora è in grande sofferenza.

L’opinione più diffusa, comprovata dalle situazioni critiche registrate da molti mezzi di comunicazione, è che la “Sanità” sta peggiorando anche in Toscana e la responsabilità risiede nella Riforma ultima, quella della L.R. 84 del 2015 e nella riorganizzazione conseguente da 12 Aziende Sanitarie Territoriali a 3 di Area Vasta. Tale opinione si fonda sulle criticità non solo contingenti, come l’esasperazione nei Pronto Soccorso, ma soprattutto su quelle strutturali che non vengono aggredite con adeguate soluzioni istituzionali.
Ma cosa è davvero che non funziona e cosa si dovrebbe fare? Intanto si deve porre una premessa di carattere oggettivo: non si possono imputare all’accentramento, e quindi alla Riforma, disfunzioni che esistevano da prima e che semmai permangono, diventando ancor più insostenibili perché i bisogni sanitari sono evidentemente cambiati ed accresciuti. Partire da questo ci permette di fare una critica e delle proposte più forti, non più deboli. Se l’ospedalizzazione è stata ridotta senza adeguare, integrare e potenziare l’offerta del territorio – dalla medicina generale alla guardia medica, dalle case della salute alle cure intermedie fino all’emergenza/urgenza – significa che la priorità principale riguarda proprio le mancate risposte del territorio. Per il bisogno di salute e sanitario immediato la risposta non può essere “la Riforma a regime produrrà effetti positivi”, ma piuttosto che nella fase transitoria, come lo è quella attuale, si sappia affrontare il pesante carico del cambiamento. Cioè non possiamo guardare la “fase 1”, meno ospedale, mentre la “fase 2”, più territorio, è di là da venire.

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