ANCORA NAVI DELLA MORTE NEL PORTO DI LIVORNO

ANCORA NAVI DELLA MORTE NEL PORTO DI LIVORNO

➡️ Il direttivo della CGIL provincia di Livorno ha approvato all’unanimità il seguente ordine del giorno:

ANCORA NAVI DELLA MORTE NEL PORTO DI LIVORNO

Nel Porto di Livorno continua incessante la movimentazione di materiale bellico. Domenica 20 giugno il Cargo”Liberty pride” battente bandiera statunitense e noleggiato dallo stesso esercito USA, ha imbarcato armamenti provenienti dalla vicina base di Camp Darby destinazione Ucraina. Sull’arrivo della nave e sul tema delle armi nel nostro porto, la Cgil regionale e provinciale ha giustamente pubblicato un comunicato nel quale vengono espressi allarme e preoccupazione. Resta il fatto che ormai queste operazioni vengono svolte in modo indisturbato dal personale militare in mezzo a quel silenzio generale al quale purtroppo la città e le Istituzioni sono abituate da tempo. Ricordiamo come il 4 agosto del 2020, una fortissima esplosione all’interno del porto di Beirut ha provocato 207 morti, 7000 feriti e 300.000 cittadini sfollati a causa della distruzione delle proprie abitazioni. La tragedia di Beirut rende bene l’idea della portata e del livello di devastazione di questo tipo di incidenti. Esiste inoltre un aspetto inaccettabile e venale che dobbiamo assolutamente porre al centro del problema del traffico di armi nel porto. Le “Liberty” non sono navi militari, quindi l’impresa terminalista ogni volta che queste navi ormeggiano presso le proprie banchine in concessione fa profitto. Tutto secretato: rischi e profitto quindi per un mix esplosivo sulla testa dei Lavoratori, delle lavoratrici e della cittadinanza. Giunti a questo punto, Compagne e Compagni, chiedo a tutela di tutti i Lavoratori/trici del porto e non solo, e dei Cittadini/e, che la Cgil denunci pubblicamente il problema al Sindaco, al Presidente dell’Autorità di sistema. al Prefetto e agli Organi competenti in materia di salute e sicurezza. In assenza di riscontri concreti delle Istituzioni, la CGIL si deve attivare. non solo simbolicamente ma con iniziative di mobilitazioni dei lavoratori e lavoratrici del porto, per fermare questo traffico di morte e garantire la sicurezza della città.

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