L’Italia che resiste. Nasce Radio Rio Elba Libera

marmeggiL’Italia che resiste è questa. Quella che racconta Marco Marmeggi, uno dei molti giovani insegnanti precari. Racconta della sua scuola media a Rio nell’Elba, una scuola dove quasi tutti gli insegnanti in servizio hanno un contratto a termine e più o meno trent’anni, una scuola felice però, una scuola fatta di speranze che vogliono e devono conoscere un futuro.

“La scuola media di Rio nell’Elba ha una particolarità che nessuna istituzione scolastica italiana può vantare: quasi tutti i docenti in servizio sono insegnanti con contratto a termine. Potremmo definirla per antonomasia la scuola precaria del nostro paese. Il simbolo della precarietà della scuola pubblica italiana. Una singolarità che, all’apertura del corrente anno scolastico, non sfuggì ad un giornalista del Corriere della Sera, il quale, nel corso delle mobilitazioni d’autunno, mi contattò perché voleva pubblicare un intero pezzo su questa pittoresca realtà di paese: mondo paradossale che ai suoi occhi doveva apparire molto esotico e lontano. Ma gli eventi passarono in fretta, travolti da non so più quale casa a Montecarlo o scandalo privato, ed il buon cronista milanese non si fece più sentire, rinunciando all’articoletto che avrebbe portato la nostra scuola media agli onori delle cronache nazionali, pubblicata, come doveva essere, sulle pagine dell’inserto domenicale del più importante quotidiano italiano. Noi invece, dico i docenti precari che quella scuola la fanno vivere insieme agli studenti, noi invece siamo rimasti: con orgoglio e molta dignità, devo dire. Essere docenti precari nell’Italia del Centro-Nord vuol dire anche essere relativamente giovani. L’avverbio è doveroso: potersi ritenere giovani a trent’anni passati è una stortura generazionale tutta nostrana, ma a fronte dell’età media degli insegnanti, la quale, secondo le stime fatte nel 2009 dalla Fondazione Agnelli, si aggirerebbe attorno ai cinquantacinque lustri anagrafici, la relatività del concetto rende merito al contesto in cui esso si inserisce. Non senza una qualche forma di imbarazzo, e certo anche d’irriverenza nei confronti dei colleghi più anziani, è possibile dunque affermare che la scuola media di Rio nell’Elba è la scuola più giovane di tutta l’isola e, con ogni probabilità, dell’intera Repubblica italiana. Con questo, ovviamente, non si vuol suggerire che essa sia anche la migliore, ma che all’interno di quella scuola si respiri un’aria, in qualche modo, diversa. Ricordo ancora le perplessità che alcuni genitori e colleghi avevano espresso verso quel corpo docente così giovane e inesperto, destinato a soccombere davanti ad armate ben organizzate di studenti indomabili e feroci. Emblema di credenze sedimentate nella cultura italiana, questi dubbi sulle competenze e sulle capacità dei “giovani” non sono altro che il prodotto di una politica che da molti anni ha bloccato l’intero sistema. Nella scuola, certo non per volontà di chi vi lavora, è funzionato nello stesso identico modo. Attualmente, senza alcuna consolazione possibile, va pure peggio. Il blocco del tour-over imposto dalla legge Brunetta, i tagli delle cattedre del Ministro Gelmini, la rigida spietatezza della politica economica di Tremonti impongono al mondo della scuola la dura legge dell’anzianità: restano i tutelati, della cui sorte, sia chiaro ci rallegriamo tutti, se ne vanno, invece, i precari. Triste racconto quello di un gruppo di giovani docenti precari che in una giornata assolata di agosto, si conoscevano da tempo e avevano grandi idee per il futuro della scuola pubblica statale, decise di prendere servizio in quella minuscola istituzione solitaria, affacciata sul mare come nelle storie più belle e si convinse che tutti insieme avrebbero potuto fare molto, nonostante tutto e a dispetto di pochi. E così fecero, con impegno e dedizione, purtroppo per poco, un anno appena. Il finale si sa. E’ quello di un vaso rotto che si svuota. Faranno scrutini ed esami, compileranno pagelle e registri, faranno gli scritti e gli orali. La scuola chiuderà i battenti, conservando nel suo ventre le poche cose del materiale scolastico: una risma di fogli in A4, qualche gessetto e molte circolari. Perderà, invece, quello che la rendeva una scuola e non una struttura vuota: gli insegnanti che l’hanno vissuta. Quest’anno i precari se ne vanno a spasso. Grazie Italia! Grazie davvero! P.S. Qualcosa però si conserverà tra le pieghe polverose dei blog. E’ una radio on-line che tutti i docenti e tutti gli alunni della scuola hanno messo in piedi questo mese. Si producono brevi puntate radiofoniche e si pubblicano come podcast. La radio si chiama: RADIO RIO ELBA LIBERA. E’ di tutti, ma soprattutto dei ragazzi che l’hanno fatta vivere. Un po’ come la scuola”.

http://mediarioelba.podomatic.com/

Marco Marmeggi

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  1. io ho lavorato come collaboratrice scolastica a rio elba fino all’anno scorso poi per malattia essendo anche io precaria mi hanno licenziato per avere superato i 180 giorni e sono invalida civile .è vero noi agni anno abbiamo ci sono prof nuovi e questo per i rogazzi non è un bene cambiare ogni anno un saluto a tutti i ragazzi di rio elba tina

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