Bruno: “Più equità e giustizia sociale”

calzolBruno Calzolari Spi Cgil Cambiare si può, e il tempo è adesso, prima che sia troppo tardi. Diciamo Basta perché sono inaccettabili i tagli alla spesa sociale, l’azzeramento del fondo nazionale per la non autosufficienza, i tagli alla scuola, all’università, alla ricerca, e tutte le altre nefandezze che ben conosciamo. Anche gli interventi, odiosi, come la social card con il decreto mille proroghe sono stati ulteriormente peggiorati. Ora la carta verrà concessa solo ai cittadini poveri residenti nei comuni con almeno 250.000 abitanti. Anche per questo noi pensionati dicamo Basta. Rivendichiamo meccanismi più adeguati di rivalutazione delle pensioni per garantire alle future generazioni un reddito da pensione che possa permettere loro un livello di vita dignitoso. Diciamo basta perché il problema del valore delle pensioni future deve essere affrontato con urgenza. Il tempo è adesso, altrimenti i lavoratori di oggi saranno i poveri di domani. Oggi le piazze di tutto il Paese chiedono una svolta, un cambiamento, nelle politiche sociali ed economiche del governo. La CGIL ha avanzato una proposta per una tassazione, con aliquota dell’1%, sulle grandi ricchezze che porterebbe un gettito annuo di circa 10 miliardi e inciderebbe sul 5% delle famiglie italiane. Con quella proposta si dimostra che il reperimento di risorse aggiuntive, per lo sviluppo e per lo stato sociale, non solo è necessario ma è possibile. Per queste ragioni diciamo BASTA! Per i diritti di lavoratori e pensionati. Per una maggiore equità e giustizia sociale. Diciamo Basta per far ripartire il Paese. Spetta a noi difendere la nostra memoria, e lo facciamo anche difendendo le festività del 25 Aprile e del Primo Maggio. Dobbiamo fare di più, tutti noi, per contrastare il modello culturale dell’individualismo esasperato, oggi dominante. Dobbiamo riproporre con forza la cultura dell’uguaglianza e della solidarietà. Queste le ragioni per le quali il nostro grido, il nostro Basta! deve levarsi alto, nelle piazze e nella società per provare a cambiare perché il tempo è adesso.

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