Solvay in crisi: Filctem e Cgil “Serve un piano nazionale”

sOLVAY«La questione Solvay non può essere lasciata in mano solo alla comunità locale. Sulla chimica, come sul manifatturiero, occorrono nuove politiche industriali. Ed è il governo che deve farle, giocando un proprio ruolo in Europa». Alessio Gramolati, segretario Cgil toscana, chiamato a chiudere l`assemblea livornese sul piano del lavoro, accenna anche al delicato futuro al quale sono legate le sorti dello stabilimento chimico di Rosignano. «Occorre tutelare le nostre imprese – afferma Gramolati – predisporre piani prima che si decida se tocca a noi o al Portogallo», alludendo chiaramente alla crisi che investe le sodiere dell`Europa mediterranea. E sebbene la partita Solvay sia seguita oltre che dall`amministrazione comunale locale anche direttamente dalla Regione, secondo il leader della Cgil serve sulla questione della chimica un impegno del governo, del nuovo governo che verrà. Lo ha detto a conclusione dell`incontro di venerdì scorso al Teatro Solvay al quale era presente anche il sindaco Alessandro Franchi e il presidente di Rea Servizi Lilia Benini, con importanti trascorsi alla Camera del Lavoro. Incontro che è stato aperto da una relazione di Fabrizio Musto, segretario della bassa Val di Cecina. Musto ha parlato della crisi, che al 31 dicembre scorso vede la disoccupazione giovanile, ossia per la fascia dai 18 ai 30 anni, al 25%». Una situazione allarmante, che esige rapide ed efficaci risposte. Quelle che la Cgil locale individua nel documento “Piano per il lavoro 2013”, «con cui cerchiamo di dare la nostra idea sul modello di sviluppo locale», come ci aveva già anticipato Musto la scorsa settimana. Musto insiste sull`importanza che sul territorio dell`intera area della Bassa val di Cecina continua ad avere la grande industria. All`assemblea è intervenuta anche Giulia Biagetti (politiche giovanili, partecipante al progetto Giovani Cgil Toscana) che ha toccato il tasto della formazione professionale. «Lavoro – ha detto Biagetti significa formazione», per poi sottolineare come sul territorio spess non ci sia corrispondenza fra formazione tecnica e mercato del lavoro. Conclusioni affidate al segretario regionale. Con Gramolati che ha snocciolato alcuni dati impietosi. «In Toscana nel 2012 c`è stata una caduta di lavoro di 78.500 unità. Con una perdita di 17mila posti. E` stata gestita con fatica grazie ad un grande sistema di relazioni e a tanti accordi, ma ciò non può bastare. Occorre superare il concetto di difesa del lavoro, occorre impostare una nuova politica industriale nazionale». Proposte? «Pensiamo al settore della difesa del territorio», ha detto. Può essere un volano di sviluppo.

di Andrea Rocchi, Il Tirreno ed. Cecina Rosignano, 22.2.2013

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