FIACCOLATA, OBIETTIVO CENTRATO: TUTTA LA CITTÀ HA MANIFESTATO AL FIANCO DELLE FORZE DELL’ORDINE

FIACCOLATA, OBIETTIVO CENTRATO: TUTTA LA CITTÀ HA MANIFESTATO AL FIANCO DELLE FORZE DELL’ORDINE

La fiaccolata in ricordo dei caduti sul lavoro tra le forze dell’ordine tenutasi lo scorso 15 ottobre a Livorno ha fatto registrare una significativa partecipazione. Indipendentemente però dal numero dei partecipanti preme sottolineare la soddisfazione per l’aver centrato l’obiettivo più importante: mettere insieme tutta la città. La polizia, le forze dell’ordine, non sono infatti colorate politicamente: sono e devono essere di tutti.

I colleghi caduti non erano “amici” di Salvini & C., così come non erano “due sbirri in meno”.

Siamo riusciti a mettere insieme chi ci considera “sue e suoi” e chi ci considera “nemici” o magari “lontani”e “diversi”. Siamo riusciti a far marciare con noi in silenzio cristiani, musulmani, induisti, europei, africani.

Sia chiaro, non è stata un’iniziativa apolitica. La fiaccolata dello scorso 15 ottobre è stata un’iniziativa eminentemente politica, perché è anche così che la politica deve occuparsi di sicurezza, come di scuola e sanità: servizi pubblici che assistono, costruiscono, difendono le persone dalla nascita.

È stata un’iniziativa politica perché quando ci mettiamo insieme tra diversi si praticano i percorsi della politica nobile: una politica assai diversa da ciò che purtroppo recentemente siamo abituati a vedere troppo spesso. Al centro e all’origine dell’iniziativa c’è stata la tragica perdita di due giovani colleghi, due come noi. Non si può morire così.

E allora queste due morti e la risposta trasversale, istituzionale, civica e civile che tutti i soggetti sopraelencati hanno dato stringendosi intorno a noi  in tutta Italia, deve farci riflettere sul nostro lavoro, sulla nostra organizzazione, preparazione, tutela fisica, giuridica, psicologica, contrattuale.

A Matteo e Pierluigi non servivano, come abbiamo scritto, “mani libere”, più potere ecc: servivano maggiori tutele.

Più che vittime del dovere, sono vittime del lavoro. Non possiamo chiamare “dovere” una morte del genere. Sono vittime del lavoro, come tutte le altre vittime del lavoro che purtroppo aumentano vertiginosamente, di anno in anno. Vittime di un lavoro che la politica, le istituzioni, la società civile devono riconoscere, valorizzare e a cui dare più dignità.

Luca Filippi,

segretario generale Silp-Cgil/Uil Polizia federazione provinciale di Livorno

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