Manifestazione degli studenti, FLC: “Livorno una delle piazze più belle”

manifestazione
La Rete degli Studenti Medi è scesa in piazza in tutta Italia per manifestare la propria avversità alla L. 107/15, così detta “La buona scuola” e la CGIL ha aderito ufficialmente, insieme ad altre associazioni, convinta che il pensiero dei giovani non vada usato per sentirsi moderni e volti al futuro, ma ascoltato e accompagnato con discrezione imparando e insegnando reciprocamente.
Alla manifestazione era presente una nutrita rappresentanza di tutta la Cgil, che si è trovata di fronte a oltre mille giovani che parlavano in marcia del proprio futuro.
Sappiamo quello che abbiamo visto e ci dispiace molto che l’evento sia stato poco raccontato e sminuito, come è stato sminuito il movimento che l’ha organizzato, inquadrato nelle solite confuse rivendicazioni di inizio anno.
Sbaglia chi la vede in questo modo perché quella manifestazione è stata un evento cosciente e consapevole, che ha ragionato e comunicato, finendo in tanti abbracci, in lacrime per la commozione di essere riusciti a ritrovarsi.
Livorno è stata una delle più nutrite piazze d’Italia e, in un clima politico avvelenato da fazioni, vendette, trappole e botte mediatiche, abbiamo ricevuto una lezione di compostezza e unitarietà da chi invece le lezioni le dovrebbe seguire.
Auspichiamo che questo movimento si saldi presto a quello che nelle scuole, attraverso i collegi dei docenti, sta maturando attraverso iniziative spontanee e organizzate dai sindacati e dalle RSU.
La maggior parte delle scuole sta elaborando documenti e strategie per ricondurre in un quadro, didattico, condiviso e concertato, una riforma che tende invece a gerarchizzare e riferire ad un’unica figura e al suo staff (così come se si trattasse di aziende), un lavoro che invece vive e cresce nella collegialità e nella condivisione.
Nella scuola più povera e vituperata della storia della Repubblica, in un paese che figura all’ultimo posto per spesa pro-capite per l’istruzione in rapporto al Pil, il 4,6% lontanissimo dal 12,5% dei due paesi nei quali il successo formativo è stimato fra i migliori al mondo (Finlandia e Corea), si intende valutare il lavoro individuale senza fissare obiettivi, riformare programmi, alimentare i fondi per il diritto allo studio: una scuola che interviene sull’alternanza scuola lavoro dopo aver abbassato l’età minima per essere adibiti al lavoro da 15 anni a 14, imponendola anche in orario extrascolastico e in estate, 200 ore per i Licei e 400 per i tecnici ed i professionali.
Troppo spesso si tradurrà in lavoro nero, che oltretutto danneggia il già fragile indotto dei lavoro stagionali.
Della certificazione delle aziende che ospiteranno i ragazzi/e e sulla qualità dei formatori attendiamo indicazioni che, a oggi, non esistono.
Un provvedimento che intende sostituire l’apprendimento didattico con addestramento al lavoro, un ritorno all’avviamento professionale di antica memoria.
La legge 107 e la finanziaria non si risparmiano, invece, per quanto riguarda le scuole private, tendendo ad un sistema pubblico/privato che produrrà una scuola classista che cesserà di essere ascensore sociale.
Bravi ragazze e ragazzi andiamo avanti a cercare la buona scuola, quella vera.

Patrizia Villa segretaria provinciale FLC CGIL

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.